Festivaletteratura 2025
Frammenti di Festival
L’azzurro del cielo settembrino, degli occhi sorridenti, degli abiti leggeri e delle copertine. Il blu delle magliette, quelle dei volontari, che se non li vedi intorno, ti preoccupi, se non li vedi impegnati a consigliarti, ad indicarti la via, a “timbrare” il biglietto con un grazie! di felicità sincera, ti senti perduto. Il giallo ocra dei mattoni delle chiese illuminato dal sole, il verde intenso dei giardini e degli alberi che ci assistono lungo le vie ed i vicoli, mai solitari in questo periodo. Il blu dei cartelloni, dei totem, dei loghi Festivaletteratura in ordine sparso tra una piazza e l’altra ad indicarti dove andare, dove ti trovi e cosa cerchi. Un punto fermo e rassicurante che ti dice che sei arrivato, che manca poco oppure, ahimè, sei ben lontano. E ti prende quella frenesia da “scolaro” in ritardo sulla campanella, quell’ansia mista a tristezza di arrivare dopo il fatidico sì, cammini veloce, conti i minuti, svolti l” angolo, et voilà Chiesa Santa Maria della Vittoria c è ancora, non l’ hanno spostata come quella in Svezia, per fortuna. Ci sono tutti, in piedi, ad aspettare che si aprono le porte del tempio sacro del lettore. E poi, si entra, e ti immergi in quel brusio ovattato, movimenti di sedie, di borsette, borsine, occhiali, cappelli, suoni di microfoni.
Ssss, la voce alta risuona e ci invita al silenzio e all’ascolto.
Grazie Festivaletteratura.



I libri prendono vita in questo luogo letterario di passaggio, di transito e di ritorno. E prendono vita grazie all’incontro degli autori con i lettori. Lettori affezionati, principianti, curiosi, accompagnatori indifferenti di “quelli che hanno preso il biglietto anche per te, e tu manco lo volevi” che si scoprono, poi, ferventi appassionati e ” mai più senza Festival”; lettori, come me, che sono in cerca di nuove letture da vivere, da scoprire, da amare, da tenere sempre con se, in questi momenti bui. Le pagine salvifiche che allontanano paure e dubbi, che ti portano lontano, via, sulle ali della libertà di pensiero, quella poca che ancora ci resta, sulle ali dell’inchiesta giornalistica seria ed approfondita, quella poca che ancora resta, non demorde, combatte e muore sotto le bombe. E poi, ci sono le pagine intrise di fantasia, di ” paesaggi di anime” ( Ayase Maru ), di foreste traboccanti, di ricordi, di appartenenza ad una città piuttosto che ad un’altra, di vivere senza radici come me, descrizioni di ambienti, di case, di giardini dove hai vissuto, di vie che ti stanno vicine e di cui non ricordi il nome. Pagine di viaggi che saresti pronto ad intraprendere anche tra un mese, senza battere ciglio, senza timore di abbandonare la tua casa, le tue radici perché non le hai e non le hai mai avute. Non importa dove, importa con chi. Sono le persone che contano.
E tutto questo rimane dentro di me grazie agli autori che ho incontrato in questi giorni di Settembre.





