Botero a Roma

Metti un giorno di Gennaio, metti un viaggio in treno tra notte e giorno, chiacchiere, risate, racconti e confidenze, colline e campagne tra alba e nubi, il verde ed il grigio della terra incontra il cielo denso dell’inverno. E il tempo non passa mai tra noi, quel tempo dei sorrisi, dei pianti, delle vicinanze, delle lontananze, dei silenzi mai tali, mai ingombranti. E’ il tempo dell’amicizia e della complicità che non svanisce mai.

C’é.

Grazie Fe per la splendida giornata di sole e pioggia trascorsa a Roma ( con due a e due r ).

Il chiarore illuminante


Il romantico crepuscolo. Il gioco dei contrasti cromatici e dell’anima: tenue luce, tenue buio


La forma, i volumi, i colori, il piccolo ed il grande, niente ombre, niente grinze, pieghe nette, nemmeno i petali si scompongono, tutto é un’insieme, tutto ha un senso. Le arance, le angurie, le pere, sono levigate da tinte compatte, corpose, se si dice, senza sfumature, per intenderci. Gli abiti delle fanciulle non scivolano, scendono composti e colmi, il volume é protagonista. Ed é quel volume che accoglie piccoli fiori delicati, ornamenti fini, decorazioni leggere, microscopiche ma presenti, e sono questi particolari che donano grazia e gioia. Gli occhi degli animali, quello sguardo umido e sofferto, implorante ed al contempo riconoscente hanno suscitato in me la benevolenza. Non sono mancati momenti di tristezza e di sdegno difronte alle immagini forti, vibranti, sconvolgenti e di denuncia che Botero ha rivolto contro la tortura perpetrata ad Abu Ghraib. Grazie Ferdinando, ti sono grata dal profondo del cuore.

“Occorrono occhi freschi, liberi da ogni pregiudizio. Fortunatamente l’arte ha una grande dote, quella di essere inesauribile. È un processo senza fine, nel quale non si smette mai di imparare.

Ferdinando Botero

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